…e loro provenienza
Il cachemire
Preziosissimo, sofisticato, inarrivabile. E’ l’oro dei tessuti di lana: il suo prezzo è molto vicino a quello dei gioiellieri. Perché è tanto caro? Il cachemire proviene da una razza di capre del Tibet, della Cina, della Mongolia e dell’Iran. Il Kashmir infatti è una regione dell’India settentrionale, dove nel XV secolo questa razza di preziose capre cominciò a espandersi. Oggi, però, il cachemire più pregiato non viene da questa regione, ma dall’Estremo Oriente. Due volte l’anno a Canton, in Cina, si tengono le grandi aste internazionali della lana di cachemire.
La cachemire è una capretta vellutata che vive alle alte quote e che non si è mai adattata ai climi europei. Nelle zone in cui vive, la temperatura tocca durante l’inverno anche 30 gradi sottozero. Più i pascoli sono tormentati dal vento gelido, più caldo e soffice viene il cachemire. In primavera poi i tosatori prelevano, per mezzo di un pettine, la lanugine che si è formata nel sottopelo delle capre per proteggersi dal freddo. Ed ecco ottenuta la materia prima per l’Industria tessile.
Ogni capra fornisce in media duecento grammi di cachemire, di cui solo centodieci sono usati per la manifattura. Quindi non c’è da stupirsi se il maglione in cachemire costa come l’oro: per farlo occorrono sette caprette e ben cinque chilometri e mezzo di filo, pari a circa trecento grammi di pelo. Una volta giunto in Occidente il cachemire viene trattato, tinto e trattato per renderlo più morbido. La sua finezza è inferiore soltanto a quella del pelo di vigogna.
Purtroppo non esistono veri e propri marchi di qualità come quello della Pura Lana Vergine, ma in base a una direttiva C.E.E. del 1983 i capi composti interamente o parzialmente di cachemire possono portare il marchio Pura Lana Vergine. Se si notano le palline sull’indumento, ovvero il fenomeno del peeling, siamo in presenza di cachemire composto di fibre corte e dunque non bellissimo, oppure il tessuto ha subito una lavorazione finale sbagliato.
Occorre controllare la provenienza del capo. Le migliori garanzie vengono dal made in Scotland e made in Italy, ma si può trovare anche del cachemire made in China: si tratta di un tessuto di qualità inferiore (con finiture approssimative), di quattro colori (beige blu grigio cammello) e con un prezzo molto inferiore alla media. Nonostante ciò questo cachemire va a ruba in tutto il mondo. Altro parametro di scelta è il prezzo: il cachemire più caro è quello bianco. Seguono quello grigio e quello bruno. Il più pregiato è il cosiddetto two ply, cioè due fili ritorti che assicurano una maggiore resistenza e durata del capo.
Il Cammello
All’origine delle fibre nobili c’era il cammello. Comparso nell’America del Nord, si spinse con varie migrazioni in Asia, attraverso lo stretto di Bering e poi in Sudamerica, sulla Cordigliera delle Ande peruviane, cilene e boliviane. Dopo secoli di incroci diede origine a un’intera nuova famiglia, quella dei camelidi le cui fibre oggi sono diventate preziosissime. La fibra tessile ottenuta dal cammello ha il tipico colore marroncino che tutti conosciamo: il color cammello. E al tatto si presenta morbida e compatta.
La Vigogna
Ben più fine è però il pelo di vigogna, che batte qualunque fibra naturale. Solo recentemente le fibre sintetiche sono riuscite ad ottenere le famose microfibre con diametro al di sotto dei l0 micron. Prende il nome da un piccolo camelide, la vigogna appunto, che vive allo stato brado in Perù e che da sempre, per ottenere il suo mantello, veniva ucciso. Il pericolo del sua estinzione ha spinto il governo peruviano a vietarne rigorosamente la caccia. La vigogna produce due diversi strati di pelo: un sottopelo utilizzato per l’abbigliamento (di fibre fini, corte, dense) e un vello ordinario lungo e setoloso.
Il Lama
Manufatti tessili di pregio si producono anche con il vello del lama,
l’animale più simile al cammello in quanto a stazza fisica, che vive sulle Ande peruviane, boliviane, equatoriali e nell’ Argentina nord-occidentale. Dalla sua tosatura invece si ricava un pelo ordinario e folto, di colore marroncino e bianco. Il sottopelo è più fine e viene utilizzato per tessuti leggeri al tatto, caldi e lucidi.
L’Alpaca
Animale molto simile al lama, utile alle popolazioni andine anche per la carne. L’alpaca viene allevata in gregge e tosata ogni due anni. La lana è divisa in base a sette colori fondamentali: bianco, grigio, marrone chiaro, marrone scuro, nero, pezzato e il ricercato rossiccio. come per la vigogna, si tosano il pelo e il sottopelo, più lanoso e pregiato. Anche per l’alpaca è stato coniato un marchio di garanzia che garantisce i capi con almeno il cinquanta per cento di fibra di lana. Il prezzo di un capo di alpaca è decisamente più ragionevole rispetto alla vigogna.
Il coniglio d’Angora
Il coniglio d’Angora dà un pelo particolarmente soffice al tatto e molto caldo. Il Paese dove se ne produce di più è la Cina, ma in passato anche gli allevamenti italiani in Toscana e Veneto, erano molto apprezzati.
La tosatura di questo animale viene eseguita ogni tre mesi, pettinandolo, proprio come si fa con il cane o il gatto di casa. Un coniglio d’Angora produce in media trecento grammi di fibra e la sua produttività dura una decina di anni. Il segreto della morbidezza e del candore del pelo sta nella tecnica particolare di allevamento, in gabbie tenute accuratamente pulite e nella semi oscurità.
La capra da Mohair
E’ una capra che popola da oltre duemila anni le regioni turche intorno ad Ankara da cui prende il nome. Oggi questa razza viene allevata anche negli Stati Uniti e in Sudafrica. La fibra di mohair è meno arricciata rispetto alla lana, è liscia al tatto, lucida e ha un colore bianco trasparente. Ma le sue caratteristiche sono, tutto sommato, simili a quelle della lana della pecora, specialmente per il calore, la resistenza e l’elasticità.
Simile al mohair è il kid mohair, cioè il pelo dei capretti. Ha le stessa caratteristiche di quello delle capre adulte, ma il tessuto ottenuto è più fine.